Monte Sibilla

La prima cima ed il primo 2000 di Giorgia.
La prima vera montagna di Giorgetta, 10 anni e tanta esplosione di vita addosso. Il primo dislivello notevole da salire, i primi approcci con l'arrampicata, i primi vuoti intorno e poi le prime nuvole che la avvolgono e che la lasciano sola. Il sorriso che non è mai venuto meno e il superamento della corona della Sibilla il momento più divertente. C'era da aspettarselo.


Una escursione dedicata alla nostra piccola amica Giorgia, un concentrato di dolcezza ed energia che a dieci anni ha conosciuto il CAI e le prime “passeggiate” fuori dalla famiglia e che oggi toccherà finalmente una grande cima, molto panoramica e che sa dare davvero il pathos della montagna vera; monte della Sibilla. Una promessa nata a seguito dell’entusiasmo dimostrato dopo la sua prima escursione in gruppo col CAI e che oggi ha finalmente avuto modo di concretizzarsi. Lei, i genitori, il fratellone Luigi di qualche anno più grande e la piccola inseparabile cagnolina, Marina ed Alex il nostro australiano di casa, si parte. Non si sale con i mezzi privati al rifugio Sibilla, il comune di Montemonaco ha prolungato il servizio navette fino ad ottobre inoltrato e oltre che adeguarci ci siamo anche divertiti, il costo è un po' eccessivo ma lasciamo stare le polemiche. Il rifugio Sibilla è ancora chiuso, il terremoto ha fatto i suoi danni, la burocrazia e la probabile mancanza di fondi ha fatto il resto; siamo a quota 1540m. per Giorgia ci sono da salire meno di 700m. non sono tanti e non sono pochi, conoscendo la sua voglia di non mollare, la sua passione, di certo la bramosia della scoperta di ciò che è una vetta e la curiosità che gli sarà covata dentro dopo che l’avevamo incuriosita col passaggio sulla corona dove avrebbe dovuto arrampicare, siamo certi che non avrà un attimo di esitazione. Il sentiero parte alle spalle del rifugio, molto evidente sale traversando sulla destra per un lungo tratto, qualche tornante e poi fila quasi diretto fino alla dorsale dove l’imperioso affaccio sulla valle del Tenna, la forra dell’Infernaccio e il monte della Priora quasi stordisce (+35 min.), siamo già a quota 1800m. Lungo il percorso l’osservata speciale era Giorgia naturalmente, non ha fatto, come c’era da aspettarsi, una piega, saliva e chiacchierava, partecipava attivamente quando gli anticipavo un po' delle storie e delle leggende che ammantano questa montagna. Ormai, una volta raggiunta la dorsale, la linea di salita era tutta davanti, percorreva interamente e con un dislivello graduale la cresta ampia che viaggia in bilico tra la val d’Aso e la valle del Tenna, una vera passeggiata d’alta quota con vista sul Vettore e sulla Priora, sulla valle del lago e su quella del Tenna, con davanti l’inconfondibile piramide sommitale della Sibilla e la sua caratteristica corona che la stacca dai versanti sottostanti. Tra una chiacchiera e l’altra, una leggenda ed un racconto, con molta calma raggiungiamo la corona, Giorgia non era minimamente preoccupata, un mito, il fratello, da atletico torello quale è sta già appeso alla catena e a grandi falcate è sopra che ci incita a seguirlo, con calma e metodo Marina sta vicina a Giorgetta, qualche consiglio e molta prudenza la accompagna nella salita del breve tratto attrezzato, sta attenta la nostra piccola amica, circospetta ma senza indugi sale senza guardarsi intorno e molto più facilmente di quello che pensavo è già sopra, sui prati. Bella prova di tutti. La vetta è la davanti, lo squarcio della famosa grotta crollata poco sotto sulla sinistra, la salita è praticamente finita ed è ora di far immergere Giorgia nelle storie misteriose della regina Sibilla. Raggiungiamo ciò che resta dell’imbocco della grotta, la curiosità è femmina, aiutato dal papà che mi ha aiutato e “caricarla” Giorgia sta perlustrando gli anfratti della grotta alla ricerca del pertugio di ingresso, ha un sorriso stanco ma radioso, i ruoli si sono invertiti, sta giocando con noi ovviamente ma si diverte e noi con lei. Credo che quello sia stato un momento bellissimo e coinvolgente per tutti, la montagna semplice, a portata di tutti, col suo fascino che sa di impresa e quello di questa montagna che sa di mistero e leggenda. Il tempo di riposarsi un poco e propongo di salire in vetta, nemmeno cinque minuti di poca salita, per poi riscendere alla grotta per stendere le cibarie e fermarsi per un po'. E’ la prima vera cima per Giorgia (+1,45 ore), una vetta sopra i 2000m. una cosa grossa, con un panorama strepitoso intorno e le pareti che scivolano via ripide ai lati, oggi è un gioco, domani assumerà un valore particolare, il monte della Sibilla, la prima montagna della vita, non è per tutti. Non può mancare il rituale delle foto di vetta, obiettivo raggiunto e direi facilmente. Anche l’appuntamento con le nuvole o la nebbia non può mancare sulle cime dei Sibillini, il tempo di arrivare che iniziano ad addensarsi dal basso, vengono e vanno velocemente, si chiudono e si riaprono subito dopo, fanno si che anche la temperatura si abbassi e ci spingono ad affrettare la discesa; in effetti la zona della grotta anche se di poco più bassa è scoperta dalle nuvole e più accogliente, peccato non abbiamo fatto i conti con un grosso gruppo che ci ha preceduto nella sosta, ci sistemiamo poco più in là ed è la stessa cosa; il sole scalda e il vento è una brezza piacevole, mentre mangiamo leggo da un libro che mi sono portato, per Giorgia e per tutti, la storia del Guerrier Meschino e della regina Sibilla, le leggende delle fate che scendevano in paese e che coi loro zoccoli scolpivano al passaggio la montagna. Forse mi sono divertito più io che Giorgia, mi sono sempre fatto prendere da queste storie ed i Sibillini senza il mistero delle Sibille e del lago di Pilato non sarebbero uguali, volevo trasmettere alla nostra piccola amica amore per questa terra, passione, spero di aver raggiunto l’obiettivo, di certo il mio per queste montagne è accresciuto ancora. Tempo di scendere, per la stessa via di salita, lungo tutta la dorsale e poi diritti verso il rifugio, nel mezzo delle nuvole che si ammucchiavano sempre più dense e con la temperatura che scendeva velocemente. Una breve sosta ancora quando stiamo per lasciare la dorsale di cresta ed una veloce discesa verso il rifugio mentre le nuvole che provenivano da Est si andavano chiudendo e compattando in maniera minacciosa. Raggiungiamo il rifugio (+3 ore) che c’è già una navetta ma non è per noi, ci tocca aspettare un gruppone che l’ha prenotata, per fortuna dopo una ventina di minuti riusciamo ad aggregarci e a salire lo stesso, appena in tempo per evitare l’inizio di un sonoro temporale; scrosci d’acqua e saette squarciano il cielo, botti fragorosi ed uno così secco che quasi stordisce, la regina se l’era presa che la stavamo lasciando di nuovo sola. Giorgetta accenna un sorriso furbetto, manca poco che mi chieda se la stavo prendendo in giro o se ero un bambino mai cresciuto. Quando arriviamo a Montemonaco ancora non l’ha smessa, ci ripariamo dove si può ma ci bagniamo per bene lo stesso, mi intestardisco e nonostante sia quasi tutto chiuso riesco a portarmi a casa un salame ed un ciauscolo, poi via per Ascoli. I momenti belli di questa giornata non sono finiti però, sulla via del rientro ci fermiamo a Roccafluvione per un caffè, c’è gente che mangia all’aperto, sotto le tende del locale mentre continua a piovere, ci proviamo e ci riesce, finisce ad amatriciana, patatine fritte e pecorino, il vino si intende, sotto la tenda, mentre continua a piovere. Fantastico momento anche questo. Le leggende le abbiamo lasciate in montagna insieme alle fate, ora ci godiamo quella che è stata la nota più bella della giornata, l’armonia tra vicini di casa, tra una risata ed un’altra, tra uno sguardo complice ed un altro, e il battesimo della montagna per la nostra Giorgetta. Che la montagna continui ad esserti amica e che la tua spontaneità non ti abbandoni mai carissima piccola orsacchiotta. Marina e Doriano.